27.10.05

la comunicazione

La comunicazione è malata. Non è una scoperta mia, purtroppo. Solo che, forse, come tutti quelli che ne fanno parte e la vedono da dentro, ci sto più male e mi incazzo di più di chi la subisce soltanto. Il motivo è semplice. Abbiamo le mani legate. Cambiare è impossibile. Scrivere mi piace e per farlo spesso devo scendere a compromessi. È per questo preciso motivo che preferisco non occuparmi dei massimi sistemi, di politica, di cose “serie”, ma mi limito alla redazione di quei pezzi secondari che quasi mai aprono la pagina della cronaca. Nella maggior parte dei casi, quando scrivo cerco di essere coerente con me stesso, di manipolare meno possibile la realtà, ma il giorno dopo quando controllo sul giornale cosa ho scritto e che errori ho fatto (o mi hanno fatto fare) mi accorgo che ad essere stato manipolato sono io. È la realtà stessa la manipolatrice: porta a scrivere quello che la gente vuole sentire. Poco importa se poi a incazzarsi è quella stessa gente. È un corto circuito. È per questo che da qui voglio provare (non so se ci riuscirò) a raccontare il back stage della “cronaca”, di quello che succede in una piccola redazione di provincia.
A spaventarmi è solo la mia incostanza.
Vedremo.