29.10.05

Piccole conseguenze di un piccolo reportage

Il reportage sul servizio degli autobus urbani mi mette parzialmente in crisi. A … non ne prendevo da anni. Gli orari sono scomodissimi, oltre tutto, anche se la frequenza fosse migliore, spesso devo spostarmi in macchina per servizio e la soluzione diventa impraticabile.
La linea che ferma sotto la redazione, dopo un giro allucinante passa anche davanti casa. Scelgo di usarla per andare a pranzo. Mi ritrovo su un autobus pieno di studenti. Mi colpiscono due cose. La prima è che da quando lo prendevo per tornare dal liceo - per quanto se ne dica - i ragazzi non sono cambiati: si comportano esattamente come mi comportavo io, forse meglio. La seconda - che lo voglia o no - è che non sono più tanto giovane come m’illudo d’essere. Loro hanno gli zaini, mentre io ho un’agenda e il giornale. Sono passato dall’altra parte, è innegabile. Il cronista è nudo di fronte ai fatti e a questo punto è stato spogliato anche delle sue illusioni.
Siamo schiacciati come sardine, ma per fortuna, anche se qua e là qualcuno mi urta, nessuno mi chiede scusa. Per fortuna perché, di certo, se lo avessero fatto avrebbero usato il LEI e non il TU. Un ulteriore schiaffo alla mia autostima.