5.2.06

Viviamo la vita

Una piccola ciccatrice sulla mano mi porta a una riflessione affatto originale. Non aggiungerà nulla ai discorsi sull'immortalità e sull'arte ma poco importa.
Il corpo umano, come un qualsiasi oggetto, è sottoposto all'usura del tempo. Quello dei bambini assomiglia a un'auto lucida appena uscita da una concessionaria: la carrozzeria non presenta graffi, il telaio è intatto e il motore gira al meglio. Con gli anni la vernice si rovina, magari le ruote sbattono su un marciapiede - niente di grave, certo, ma si sposta un po' l'asse -, il motore si usura e piano piano e senza accorgercene la macchina è da rottamare. Se vogliamo che l'auto diventi d'epoca dobbiamo coccolarla e tenerla in garage al coperto, ma non ce la godiamo.
Lo stesso accade agli uomini. Crescono, si graffiano, subiscono traumi eccetera. Giorno dopo giorno i segni del tempo incidono il corpo e si invecchia.
Per non invecchiare c'è un solo tragico modo, quello di morire giovani e lasciare al mondo un immagine sempre fresca di noi. E'successo a Marylin Monroee, James Dean, Elvis Presley, solo per citare i più noti.
Le plastiche a cui tanti divi e non si dedicano, non servono. Sono patetici tentativi di annullare il tempo esterno.
Perché non possiamo rassegnarci all'idea che i capelli cadono e la pelle si rilassa. Se vogliamo lasciare un segno nella storia dobbiamo accettare che la storia lasci un segno anche su di noi.
E' la vita.