21.10.06

Come Recoba.

Quante storie non ho scritto in questi mesi. Ci sono stati tanti episodi che avrei voluto raccontare. Purtroppo però sono andati persi. E' successo un po' per la mia pigrizia, un po' per la cronica mancanza di tempo che affligge chi fa questo lavoro. E dire che alcuni esempi avrebbero potuto essere paradigmatici per la comprensione del mondo dell'informazione. Peccato. Proprio un peccato.
Tra notizie di bassa lega, ogni tanto mi è capitata la notizia buona. Quella che regale soddisfazioni vere.

Per esempio, scoprire che in Libano ancora prima dell'arrivo dei Caschi blu italiani c'erano dei nostri connazionali e che questi, in barba all'embargo di Israele, stessero preparando il terreno per lo sbarco delle nostre truppe, mi ha gasato.

Anche leggere sulla Gazzetta dello Sport una notizia che io solo avevo dato il giorno prima mi ha riempito di libidine. Come potevo non farlo, dopo essere stata ribattuta dalle agenzie, l'hanno ripresa tutti i giornali.

Quanto ai confronti con la concorrenza diretta, anche qui, nel mio piccolo, ho marcato qualche punto. Devo però fare autocritica. Mi sento un po' come l'Alvaro Recoba dipinto nei giorni scorsi dalla Gazzetta: genio e sregolato. Possono passare dei giorni, magari delle settimane, in cui il mio contributo alla squadra si limita alla normale amministrazione, poi un giorno ci scappa la superprestazione che fa gridare al fenomeno. E' bello quando fai l'impresa perché le tue fonti non sono quelle istituzionali, ma sono un po' più sommerse. Forse però sarebbe meglio mantenere sempre un livello medio. Solo così si vincono i campionati. O almeno si arriva in coppa.