23.2.06

Fotografie digitali

Non ricordo quando ho steso il mio ultimo rullino nella macchina fotografica, ma fino a qualche giorno fa, anche se utilizzavo una digitale, prima di scattare, puntavo con il mirino. Oltre ad inquadrare meglio, mi pemetteva di avere ancora un rapporto diretto con il soggetto da immortalare.
La macchina nuova, non ha mirino. Il commesso del negozio ha detto che non serve e non le fanno più.
Come? il mirino non serve...?
No.
L'immediatezza dell'immagine dà subito la dimensione dello scatto. Capisci subito se è giusto o sbagliato. Se è giusto finisce li e sei contento. Se è sbagliato cancelli e rifai, o solo rifai - che tanto la memory card ha memoria ormai infinita. Anzi non è nemmeno necessario inquadrare giusto. La risoluzione è ormai talmente alta che puoi inquadrare in modo abbondante e poi adatti tagliando con i vari programmi del pc.
Risultato. Per fare delle belle foto basta scattare, scattare e riscattare.
Sarà, ma io con la macchina nuova non mi sento ancora a mio agio.

22.2.06

Vecchio portatile

Nel vecchio portatile, riacceso per cercare inutilmente un collegamento a un sito, ho trovato delle cartelle con dei file di testo creati un paio di anni fa. Con sorpresa ho notato un particolare affatto incoraggiante: quando scrivevo per divertimento, avevo uno stile decisamente più vivo. La routine della cronaca ha ucciso oltre all'immaginazione anche la mia scrittura.
R.i.p.

19.2.06

Candeline

Da anni sostengo che si diventa vecchi quando non si riescono più a spegnere le candeline sulla propria torta di compleanno. Per questo motivo non voglio nemmeno vederle quelle a forma di numero.

Trovandomi a tu per tu con 32 fiammelle, questa volta ho temuto di non farcela. Snche se alla fine la prova che mi sono dato, l'ho superata, un dubbio mi è stato isinuato nella testa.

Trentadue... Non sembra un gran numero, ma montare tante candeline sul loro supporto e infilarle su una torta per poi accenderle senza ricoprirla di cera non è un'impresa da poco e come mi ha fatto notare un'amica (che a questo punto non so più se sia ancora tanto amica...), per non essere vecchi bisogna riuscire a completare l'intera operazione di montaggio, accensione e spegnimento entro cineque minuti.
Se ci si mette di più, signifia che le primavere sono ormai parecchie.
Devo rassegnarmi o c'è ancora speranza?

14.2.06

Inviato al volo.

Influenza aviaria. All'improvviso torna di moda e non ci si può esimere dallo scrivere qualcosa anche nella cronaca locale.
"Ti occupi tu dei consumi nei supermercati?", mi chiede il capo con un tono che non permette scelte.
"Certo", rispondo io felice, cosciente che anche a lui queste cose stanno sui marroni.
"Senti allora se la gente compra pollo, tacchino e simili".

Con grande emozione ed entusiasmo prendo blocco per gli appunti e penna e mi dirigo verso il supermercato più vicino alla redazione. Come tutte le uscite dei supermercati anche questa è presidiata da un extracomunitario. Lui sta sulla sinistra, io mi piazzo sulla destra. Ci salutiamo con un ceno del capo e, ancora prima che io possa decidere la domanda da porre, subito si apre la porta scorrevole di vetro.
"Signora, mi scusi, una domanda..."
"No, no, non mi interessa..."
"Ma se non sai ancora di cosa si tratta!", penso prima di dire: "E' per il giornale".
La donna si ferma.
"Mi dica, di che si tratta?".
La domanda dovevo farla io, ma non importa, sorvolo e spiego.
"Sto facendo una piccola indagine per il giornale. Ha comprato carne di pollo?"
"Si perché?"
"Per il problema dell'aviaria, ha letto?"
"A me ste cose mi fanno ridere. Prenda la mucca pazza, uffh, chissà quanta ne abbiamo mangiata...".
"?????"
"... le basta? O vuole che andiamo avanti?"
"Sufficiente così, grazie e buona giornata".

Taro meglio approccio e domanda, ma in alcuni casi le risposte sono comunque strane:
"Carni bianche? No,non ne mangio... tranne il merluzzo".
Un'anziana traballante che si trascina su un bastone mi dice di non avere tempo. Le ripsondo che la capisco. Mi guarda interrogativa ma evito di dirle che se avessi la sua età non sprecherei neppure io istanti preziosi di vita, visto che sono gli ultimi.

Mentre io faccio le domande, il nero di fronte a me cerca di raggranellare qualche spicciolo, ma invano e se ne va. In compenso da dietro l'angolo spunta il mio capo:
"Ti dico subito che compro sia pollo, sia tacchino".
Lo segno tra quanti non si lasciano influenzare.
Quando esce etrae dal sacchetto della spesa la vaschetta con la carne.
"Ha forse chiesto come vanno le vendite, così da risparmiarmi la fatica di entrare?"
"Per la verità no, ma i frigoriferi sono carichi".
Grazie.
Dal supermercato la linea allo studio.
Anche questo è fare il giornalista.

8.2.06

Ode al refuso

L’errore tipografico è una cosa maligna:
lo si cerca e perseguita, ma esso se la svigna.

Finché la forma è in macchina si tiene ben celato,
si nasconde agli angoli, par che trattenga il fiato.

Neppure il microscopio a scorgerlo è bastante,
prima; ma dopo esso diventa un elefante.

Il povero tipografo inorridisce e freme
e il correttor colpevole il capo abbassa e geme,

perché se pur dell’opera tutto il resto è perfetto
si guarda con rammarico soltanto a quel difetto.

7.2.06

Libertà di parola (se la metti in bocca a qualcuno)

Torno da un incontro tra il vicepresidente della Provincia e un comitato di cittadini: al centro della discussione temi ambientali. Scrivo il mio pezzo e lo inserisco nella pagina.
La sensazione del Comitato di cittaini è che le diverse amministrazioni (Comune, Provincia e Regione) giochino a scarica barile. Nessuno lo dice esplicitamente, ma si legge tra le righe. Lo scrivo.
Con un urlo vengo chiamato a rapporto da uno dei redattori:
- L'ha detto qualcuno che si sta giocando a scaricabarile?
- Non in modo diretto.
- Lo puoi mettere in bocca a qualcuno?
- No.
- Ok.
Con un gesto del mouse seleziona tre righe e preme il tasto Canc.
Fine della discussione.

5.2.06

Viviamo la vita

Una piccola ciccatrice sulla mano mi porta a una riflessione affatto originale. Non aggiungerà nulla ai discorsi sull'immortalità e sull'arte ma poco importa.
Il corpo umano, come un qualsiasi oggetto, è sottoposto all'usura del tempo. Quello dei bambini assomiglia a un'auto lucida appena uscita da una concessionaria: la carrozzeria non presenta graffi, il telaio è intatto e il motore gira al meglio. Con gli anni la vernice si rovina, magari le ruote sbattono su un marciapiede - niente di grave, certo, ma si sposta un po' l'asse -, il motore si usura e piano piano e senza accorgercene la macchina è da rottamare. Se vogliamo che l'auto diventi d'epoca dobbiamo coccolarla e tenerla in garage al coperto, ma non ce la godiamo.
Lo stesso accade agli uomini. Crescono, si graffiano, subiscono traumi eccetera. Giorno dopo giorno i segni del tempo incidono il corpo e si invecchia.
Per non invecchiare c'è un solo tragico modo, quello di morire giovani e lasciare al mondo un immagine sempre fresca di noi. E'successo a Marylin Monroee, James Dean, Elvis Presley, solo per citare i più noti.
Le plastiche a cui tanti divi e non si dedicano, non servono. Sono patetici tentativi di annullare il tempo esterno.
Perché non possiamo rassegnarci all'idea che i capelli cadono e la pelle si rilassa. Se vogliamo lasciare un segno nella storia dobbiamo accettare che la storia lasci un segno anche su di noi.
E' la vita.

1.2.06

Più veloci della luce (lampeggiante)


Arriva una telefonata in redazione. L'arma del delitto, un coltellino svizzero, è a 50 metri dal luogo dell'omicidio. A informare il magistrato con una lettera è stato l'uomo tratto in arresto.
Chi va?
"Vacci tu", mi dicono.
Parto e arrivo sul posto in una decina di minuti.
Non c'è nessuno.
Dove sono le ricerche? Mi hanno preso per il culo?
Dopo tre minuti arrivano due auto, una pantera e una macchina di servizio.
Mi ciedono chi sia e cosa voglio.
Mi presento e la faccia che fanno non è delle migliori. Mi guardano storto, ma non dicono niente. Si capisce che sono seccati, li ho preceduti. Passa un minuto e arriva anche il fotografo.
"Ma voi come fate? Non è possibile che arriviate prima di noi. Avete la radio?"
"No" (e non è una balla!)
"E allora come fate? Chi ve lo ha detto?"
"Non lo so"
"Come non lo spaete?"
"E' arrivata una telefonata e sono partito. Comunque, se devo essere sincero, anche se sapessi chi era dall'altra parte del filo, non glielo potrei dire", rispondo io.
"Lo stesso per me, anzi, si figuri che io non sapevo neppure cosa dovevo venire a fare, mi hanno solo detto va li e scatta", risponde il fotografo.
"Voi due siete delle scrove"
"Non siamo scrove, siamo solo degli sciacalli", correggo io.
L'agente si mette a ridere e ricomincia a cercare. Anche se il suo voleva essere un insulto alla fine diventa il miglior complimento che potesse farci.

Suona il telefono:
"Trovato"
"Non ancora. A differenza di stamattina non hanno il metal detector e non c'è luce se non quella delle torce".
"Perché non chiamano i vigili del fuoco che possono illuminare con i riflettori?"
"E che ne so?"
"Chiediglielo".
"Non ci penso nemmeno. Già mi hanno preso in antipatia perché sono arrivato prima di loro, se poi gli suggerisco anche il loro lavoro mi mangiano vivo".
"ok a dopo, ma fate in fretta"
"????".
Dopo tre quarti d'ora l'urlo: "Eccolo!"
L'agente non finisce di dirlo, che il fotografo ha già piazzato l'obiettivo nel cespuglio e ha scattato.
"Ma con voi è impossibile lavorare!"
A ogniuno il suo lavoro, è tutta una questione di tempo. Bisogna solo arrivare primi.